L'esposizione al rumore nei luoghi di lavoro può avere effetti nocivi sulla salute degli operatori: provoca patologie più o meno gravi che arrivano fino alla perdita dell'udito; tuttavia, il rumore può anche contribuire ad esacerbare lo stress ed aumentare il rischio di infortuni. Per questi motivi è auspicabile prevenire situazioni di pericolo installando e mantenendo efficienti, nei luoghi di lavoro, sistemi destinati a eliminare o ridurre gli effetti dei suoni potenzialmente dannosi.

Perdita dell'udito. La perdita dell’udito causata dal rumore (NIHL) è la patologia professionale più diffusa in Europa ed è di solito provocata da una prolungata esposizione a rumori intensi; all’inizio si manifesta generalmente con l’impossibilità di percepire i suoni di altezza più elevata.
Ma anche una breve esposizione a rumori impulsivi (es. armi da fuoco oppure, rivettatrici, chiodatrici...) può indurre effetti dannosi permanenti (perdita di udito, continuo ronzio auricolare). Gli impulsi possono inoltre ledere la membrana del timpano.
Il danno procurato dalla perdita dell’udito causata dal rumore è permanente.

Tinnito auricolare. Il tinnito è la percezione uditiva di tintinnio, sibilo o rimbombo e il rischio di incorrervi è aumentato dall’eccessiva esposizione al rumore. Se quest’ultimo è impulsivo (come, ad esempio, le esplosioni) il rischio aumenta sostanzialmente. Il tinnito può costituire il primo segnale di una lesione a carico dell’apparato uditivo causata dal rumore.

Incremento del rischio d'infortuni. Il nesso esistente tra rumore e infortuni è riconosciuto dall’ordinamento giuridico (v. sotto) che prescrive di tenerne conto in modo specifico durante la valutazione del rischio connesso al rumore. Il rumore può essere la causa di infortuni in quanto:
  • rende meno udibili e comprensibili le parole e i segnali acustici;
  • può coprire il suono di veicoli in avvicinamento o di segnali di allarme;
  • distrae i lavoratori, ad esempio i conducenti;
  • contribuisce a innalzare lo stress sul lavoro, che a sua volta aumenta il carico cognitivo e, di conseguenza, la probabilità di errori.
Disturbo della comunicazione verbale. Una comunicazione efficace è essenziale sul luogo di lavoro: perché abbia luogo occorre che il livello del discorso percepito dall’orecchio sia almeno di 10 dB superiore a quello del rumore circostante. Negli ambienti di lavoro la comunicazione verbale limitata dall’intensità dei rumori circostanti può (per esempio):
  • costringere gli operatori ad alzare la voce, originando problemi a carico dell’apparato fonatorio;
  • portare conducenti e operatori di impianti mobili, nei cantieri edili, a male interpretare le istruzioni verbali, in alcuni casi provocando infortuni.


Stress. Il rumore nel luogo di lavoro, anche quando raggiunge livelli tali da richiedere interventi per impedire la perdita dell'udito, può risultare tra le cause di stress (per esempio, a causa di frequenti telefonate o del ronzio persistente di un macchinario). Il modo in cui il rumore influenza i livelli di stress percepiti dai lavoratori dipende da una serie di fattori che include:
  • la natura del rumore (volume, tono, prevedibilità);
  • la complessità dell’operazione in atto (per esempio, altre persone che parlano nelle vicinanze quando l’azione in corso richiede estrema concentrazione);
  • le condizioni psico-fisiche del lavoratore stesso (livelli di rumore che possono contribuire allo stress in situazioni specifiche, specialmente quando la persona è stanca, in altri casi possono risultare innocui).


Legislazione. Le prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (rumore) sono regolate dalla direttiva 2003/10/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, recepita nei singoli Stati nel 2006.
Secondo il testo del provvedimento, tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilità di misure per controllare il rischio alla fonte, "I rischi derivanti dall’esposizione al rumore devono essere eliminati alla fonte o ridotti al minimo".
La direttiva definisce anche il nuovo valore limite di esposizione quotidiana: 87 dB.
Tra le diverse cause potenziali di malattie, disturbi e invalidità nei luoghi di lavoro le vibrazioni tendono ad essere sottovalutate dagli stessi operatori, poiché non producono una menomazione immediata, ma manifestano i loro effetti sulla salute solo dopo diversi anni e con differente intensità da soggetto a soggetto.
Il rischio da vibrazioni in realtà, secondo uno studio dell'Ispesl, determina ogni anno il 4-5% delle malattie professionali indennizzate dall'Inail.

Le fasi di controllo. Soggetto deputato a effettuare le verifiche sull’entità delle vibrazioni è il datore di lavoro. La norma distingue due fasi per l’attività di controllo operata sull’entità del livello di esposizione dei lavoratori.

  • Prima fase: obbligatoria, impone l'identificazione preliminare del grado di rischio. Si distingue tra le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio e quelle trasmesse al corpo intero, con valori limite di esposizione e di azione su un periodo di riferimento giornaliero di otto ore:
  1. mano/braccio - il valore limite è di 5 m/s2; il valore di azione è di 2,5 m/s2;
  2. corpo intero - il valore limite è di 1,15 m/s2; il valore di azione è di 0,5 m/s2.

  • Seconda fase: eventuale, qualora i risultati della prima valutazione la impongano. Consiste nell'obbligo, per il datore di lavoro, di predisporre le misure minime per la riduzione del rischio di carattere tecnico-organizzativo per i lavoratori esposti a vibrazioni superiori ai valori di azione (medico competente e visite di accertamento periodiche).

Sindrome da vibrazioni mano/braccio. In tutti i campi delle attività lavorative il Il 5% circa degli operatori, usando macchinari o utensili manuali vibranti, è esposto regolarmente a vibrazioni del sistema mano-braccio.
La patologia, definita Sindrome da vibrazioni mano-braccio, si manifesta con lesioni vascolari, neurologiche e muscolo-scheletriche.
I primi sintomi possono comparire solo dopo pochi mesi o dopo anni, a seconda del soggetto e in base all’ampiezza delle vibrazioni applicate alla mano.